Dei Bagni e degli specchi (luglio 2019)

 (bozza 20190717)

Di rientro da un fine settimana fotografico in riviera, in coda sull’autostrada del sole, mi è capitato di vedere una scenetta amabile. Un breve diversivo alla monotonia del partire e fermarsi, scegliere un’altra playlist da far suonare, la telefonata per avvisare del ritardo e il trattenersi dal prendere in mano il cellulare per controllare i social che in auto, alla guida, non si fa!

Un’auto esce dalla colonna e si infila con grande fretta nell’area di sosta d’emergenza.

Dal posto di guida scende una ragazza in gonna breve da studentessa popporno e infradito, ridendo, un bel sorriso. Fa il giro dell’auto correndo, alza la gonna, abbassa le mutandine e si libera dalla pipì che chissà da quanto stava trattenendo. Il sorriso lascia posto ad un'espressione di sollievo per un attimo e poi riprende a ridere.

Finito il bisogno si alza e si ricompone, nel mentre un ragazzo scende dalla parte del passeggero e facendo il giro dell’auto si mette alla guida, sta ridendo anche lui, sembrano allegri e contenti nonostante la coda ancora lunga e il temporale che sembra stia per arrivare.

La ragazza si è nascosta per quanto possibile ma ero nell’angolo giusto per vedere la scena e poi forse non le interessava molto essere vista. In quel momento c’erano altre priorità.

Ed il mio è stato un osservare la scena e un sorridere con loro, nulla di morboso.

Dopo di che la mente è tornata ad un discorso fatto la sera prima, sui bisogni primari dell’animale umano. Ed in effetti avevo appena osservato la natura che prende in mano la situazione e soddisfa il bisogno della povera trattenitrice di pipì, indipendentemente dal suo volere, dal contesto e d’altrui pensiero e/o critica.

E proprio il giorno prima si discuteva, a tavola con un’amica, del fatto che chi governa o anche solo è in grado di condizionare i bisogni primari dell’animale uomo, plasma degli umili soldatini obbedienti.

Senza voler fare una lezione di cui non sarei in grado ma limitandomi a citare Maslow, fra i bisogni primari dell’animale uomo, proprio alla base della piramide, troviamo cosucce come la respirazione, l’alimentazione, il sonno, il sesso, l’omeostasi, insomma fisiologia. Poco più su nella piramide troverete cose inerenti alla sicurezza, ancora sopra, l’appartenenza (siamo animali sociali) a seguire la stima (a partire da quella per se stessi) ed al vertice l’autorealizzazione, la quale contempla meraviglie dell’evoluzione come l’accettazione e l’assenza di pregiudizi.

Troverete facilmente chi descrive il tutto meglio di come ho fatto qui, ma torniamo a noi.

E’ chiaro che chi governa (o anche solo riesce a condizionare) bisogni (necessità ineluttabili) che stanno alla base di questa piramide può facilmente ottenere egemonia sui vertici della stessa: detto in altre parole, sul rendere le nostre delle vite piene di esperienze positive o comunque educative oppure delle vite penosamente frustrate, piegate alla paura e all’ignoranza.

Dunque chi può, tramite abitudini, tradizioni, formazione coercitiva (fin dalla più tenera età) condizionare i nostri bisogni primari non starò qui a dirlo, esula dallo scopo di questo mio...uhm che sto facendo? ah si, metto pensieri su un foglio bianco. Ognuno avrà le sue idee in proposito.

Ma vorrei affermare che anche i più open-minded, coloro i quali si ritengono ormai scevri da qualsivoglia condizionamento sociale ed economico e vivono la loro vita da spiriti puri e liberissimi, hanno un inconscio che è stato formato, nella più tenera età appunto, in un ‘dato’ ambiente sociale, con ‘date’ regole.

Le così dette regole non scritte che però da qualche parte arrivano.

Ora, so che non sembra ma io volevo parlare di fotografia e adesso che ho concluso l’incipit proverò a fare il merge dei concetti.

Dunque ci sono delle regole, dicevamo. Mettiamoci un attimo in un paradigma polarizzato come quello del rapporto uomo-donna. Si lo so che oggi c’è la sessualità fluida, il mondo arcobaleno LGBTQ+ e tutte le sfumature di grigio che personalmente apprezzo moltissimo, ma devo semplificare e fare solo un esempio. Abbiate pazienza, su.

Paradigma a sessualità polarizzata dunque, questo è lo scenario, magari meno patriarcale di quanto sia nella nostra penosa realtà ma di fatto ci focalizziamo su approcci fra maschi e femmine sedicenti etero.

Ci sono delle regole. Partiamo dal punto di vista femminile. Una bambina cresciuta al grido di “questo si può e questo no, non si può, è male e tu sarai una persona terribile e morirai sola se lo farai”, sa che i suoi istinti (i campanelli dei bisogni primari) dovranno essere ben gestiti per non sottostare al temibile altrui (sociale) giudizio. In una serata al bar con gli amici, quindi, se pur incontrasse un soggetto maschile, adeguatamente elegante, dolce nei modi, gentile con tutti, con un bel sorriso, grosso petto e grossi bicipiti malcelati dalla camicia e una proprietà del linguaggio e un’apertura mentale da fare invidia a Bertrand Russell, non lo tramortirebbe con una clava per portarlo in bagno al fine di farsi ingravidare, diciamo non nei primi venti minuti almeno.

Così come, da un punto di vista maschile, ci sono delle regole che portano ad una conclusione simile e cioè: “non tramortisci con una clava il soggetto femminile che la parte atavica del tuo cervello ti urla essere (per quella serata) la portatrice del tuo seme nel futuro del mondo”. Il tutto senza che tu sia in grado di capire razionalmente che cazzo ti sta urlando il tuo cervello. Perché non si fa? Perchè no.

Ci sono delle regole. Giusto?

E quindi ci si studia, si prende tempo, si dialoga, si applicano tutti i nostri filtri culturali e si modula il tutto (a volte, altre volte, la parte atavica del cervello di entrambi prende il sopravvento e succedono cose meravigliose, ma questo è un’altro tema).

Questa attività di modulazione lascia uno strascico di frustrazione?

Ditemelo voi, ne avete fatto esperienza, ne sono sicuro.

E come si traduce l’accumulo di frustrazione negli anni? Questo lo provo a dire io, generalizzando consapevolmente: In maschi beceri, sessualmente frustrati e insistentemente fastidiosi e in femmine provate dalla sovraesposizione sessuale e altrettanto insoddisfatte, che per sopravvivere a cotanta beceritudine o imbeceriscono anche loro o si annichiliscono in frustrazioni profondissime tanto incomprensibili quanto indomabili.

Insomma il solito problema di equilibrio tra domanda e offerta in un mondo sessuofobico e moralizzato. E’ un iperbole ricolma di luoghi comuni la mia, lo so. Ne sono consapevole, l’ho dichiarato prima, ma è un esempio perdio non siate così puntigliosi e andiamo avanti!

Quanto sarebbe bello se ogni soggetto fosse libero di esprimersi fin dalla più tenera età senza temere il peso del giudizio repressivo e fosse educato ad un semplice paradigma basato sul consenso e sull’empatia. Consenso, comprensione profonda dell’altro e totale assenza di giudizio. La sentite la leggerezza?

Ma non è così che stanno le cose, almeno oggi.

Immaginate dunque un soggetto, femminile, del peso di una foglia, sensibile e piacente, che mentre siete al tavolo con gli amici/amiche vi chiede se può sedersi fra voi perché vorrebbe farvi una proposta.

E la proposta è quella di portarvi in bagno, tutti, insieme, spogliarsi (lei) e permettervi di fare più o meno tutto quello che vi viene istintivo fare, immortalati dalla sua fedele macchina fotografica.

Ehi, aspettate un attimo, ma questo è un rovesciamento delle regole non scritte di cui sopra.

Stralciate le quali cosa succederà?

Qui si prende il paradigma sociale ahinoi ancora vigente e lo si rovescia come un calzino!

Cosa succederà relativamente a quei bisogni primari che siamo stati educati a modulare e incrinare al volere sociale, pena l’esclusione dalla società stessa? Quanta violenza machista si scatenerà? Quante sentenze verranno sputate come veleno di vipera dagli avventori/avventrici (avvent*?) o da coloro che rimarranno a margine di tale evento?

Oppure cos’altro potrebbe accadere che non immaginiamo?

In fondo, questa è terra inesplorata, a portata di bagno.

Se pensate che io abbia, qui, delle risposte siete degli inguaribili ottimisti.

Posso dire ciò che ho osservato direttamente, ma è un caso circostanziato.

Possiamo però lasciar parlare il progetto di gio.blonde, che in questo territorio inesplorato, sta facendo della Fotografia, in mappa gradiente, dell’umanità che incontra in quei bagni.

Ed è un'umanità variegata, dalla madre che allatta il bambino all’uomo che le mette in mano il suo pene, passando per chi (come ho potuto osservare direttamente) rimane semplicemente affascinato dal coraggio, l’enorme coraggio di chi rovescia un paradigma convenzionale e stimola la riflessione profonda sulla nostra vita e le nostre sedicenti buone regole.

E lo fa in prima persona, correndo dei rischi e gestendoli sostanzialmente da sola.



Questo è un progetto Fotografico.

Forse la spinge un senso polemico nei confronti di una popolazione maschile tanto in difficoltà quanto lesiva per se stessa e per gli altri.

Forse ravvede tracce delle potenzialità educative (costruttive) che covano sotto questo progetto.

Forse vuole metterci a disposizione uno specchio, come risorsa, per consentirci di osservarci meglio di quanto facciamo. E allora guardiamoci, ne abbiamo disperatamente bisogno.

Facciamolo sospendendo il giudizio su noi stessi e provando semplicemente a capirci.

Giò la trovate qui: instagram.com/gio.blonde/ ed anche qui, ma a parlar d'altro.

Mentre chi vi scrive è: instagram.com/lundesnombreux.wp/

Vorrei lasciarvi con un ultimo spunto di riflessione.

Se la Giò che porta avanti questo stesso progetto fosse un Giovanni? Cosa accadrebbe?

Un metro e ottanta di Albertone (come si usa dire in riviera) nerboruto tanto quanto affabile?

Scusate, volevo troppo usare il temine Albertone, non sono riuscito a trattenermi :)

l u n d e s n o m b r e u x 

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