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L'altro lato

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Siamo a pochi giorni dal ConsensLab , edizione del 2023. L'anno scorso questo incontro un po' divulgativo e un po' laboratorio ha dato tanto a tutti noi. Che poi è il motivo per cui lo riproponiamo, rivisto e ampliato, quest'anno. A questo giro il relatore non sarò io, bensì quattro dei corsisti dello scorso anno. che poi chiamarli corsisti pare brutto, sono persone, amici/amiche, autori/autrici, con molto da dare e sempre pronti a mettersi in gioco. Ci ospiterà sempre la Casbah , un luogo bellissimo, dove ci si sente a casa dopo trenta secondi dall'averci messo piede.  Fra gli ampliamenti che citavo poco sopra, oltre a nuovi laboratori, c'è appunto l'altro lato della medaglia del consenso:  la consapevolezza. Ne avevo scritto qualche tempo fà per il sito e vorrei condividerlo anche qui. Ci abbracceremo domenica. Buona lettura e a presto! lundesnombreux --- Una parte importante del Consenslab si basa sul fare emergere della consapevolezza. Una consapevolezz

Pneumos

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Per gli Stoici l’anima, ànemos, era il soffio vitale, ancora i tardi latini ci ricordano che pneumos altro non è che aria, respiro. Una soluzione semplice ed elegante, laddove vi è questo soffio vitale incontriamo la vita. Posso sentire i miei polmoni espandersi grazie al pneumos mentre scrivo. Noi occidentali, una parte di noi almeno, carichiamo questa parola di un peso metafisico che va aggravandosi da secoli e sembra essere tanto intricato quanto privo di qualsivoglia codifica. Per questo mi piace tornare, con gli ellenici, al semplice soffio che dà vita, che è manifestazione di vita. Qualcosa che percepisco intimamente, nel mio corpo, qualcosa che scambio con l’ambiente, con il resto della vita che mi circonda.  Una ricerca di semplicità, di minimalismo, di significato lineare, di esperibile, che pervade anche il mio linguaggio fotografico. Nessun’anima metafisica da carpire con la fotografia dunque, solo incontri da vivere, condivisione, a partire dallo stesso ànemos appunto. Resp

Del paraculismo nell’analogico

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So già a cosa state pensando: ma come, c’è la guerra, l’Italia si riscopre pacifista-interventista (perché amiamo gli ossimori), ci accorgiamo di aver tenuto i testicoli in mano negli ultimi quarant’anni al posto che renderci energeticamente autonomi (sia mai che il metano smetta di darti una mano), muoiono persone (civili e non, che è il vero dramma di ogni guerra) e tu te ne esci qui a parlare di analogico? Stai scherzando vero? Ma poi che titolo è? ‘Del paraculismo…’? Proprio tu che hai lanciato una fanzine che ha fra le regole base l’uso esclusivo di film per la selezione e pubblicazione delle immagini?   Proviamo a rimanere leggeri, faceti. Ora risponderò a tutto, giusto per provare a superare insieme questo tremendo momento storico e distrarci con temi altri, che lungi dall’essere superficiali, hanno quantomeno la caratteristica di essere tutt’altro che drammatici. Chi mi conosce sà, e all’interno del collettivo   ho sempre ripetuto, che la scelta dell’analogico è una scelta par

La fotografia non esiste (Editoriale Patient Wolves TRES, Settembre 2021)

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Editoriale Patient Wolves Tres Immaginate un meriggio di maggio. Entrate in Triennale a Milano, salite al piano di sopra percorrendo la lunga scalinata, entrate in sala conferenze. Vi accomodate sulla sedia, vi guardate attorno: visi, sorrisi, qualche macchina fotografica al collo, zainetti ai piedi della sedia, qualche chioma blu che spicca. Cominciamo. Nella sua, relativamente recente, lectio magistralis Efrem Raimondi, sostiene che la fotografia non esiste. Cito: “La fotografia è subordinata alla percezione che - poi - l’autore [...] traduce in immagini. In questo senso la fotografia non esiste, perché privata della presenza dell’autore non ha alcuna esistenza, non esiste”. Appunto. Questa, che lui stesso definisce, con l’eleganza che lo contraddistingue, una opinione, è preceduta da un’altra affermazione. Cito: “La fotografia è un contenuto che, in qualche modo, non può essere estraneo alla forma”.  E. ci mostra i due lati della medaglia. La forma, per nulla avulsa dal contenuto, e

l'algoritmo del consenso

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  Per un momento ho pensato di intitolare questo articolo ‘la panacea’ del consenso, ma subito, l’ambiguità potenziale del termine panacea mi ha fatto desistere. Così ripiego su un più neutro e contemporaneo ‘algoritmo’ del consenso. Del consenso ho già trattato nel precedente articolo del diritto autoriale e della ricerca ma desidero sottoporre nuovamente alla vostra attenzione il nocciolo del tema per poi navigare, tutt’altro che a vista, verso altri lidi nella speranza di poterci rilassare, un giorno, cullati dal dolce ondeggio della fonda, fieri delle miglia nautiche percorse. L’algoritmo del consenso l’ho sempre considerato tutto sommato semplice da apprendere e da applicare. Vuoto per pieno afferma ciò che segue (prendere fiato perché il periodo è lungo): a discapito di qualsivoglia convenzione e/o romanticismo di sorta, in una qualunque iniziale relazione umana è bene chiedere ed ottenere il consenso prima di procedere in qualunque direzione di modo da essere ragionevolmente si

Cattivi Maestri

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Quando penso alle figure educative, anche a quelle brutte e cattive, il pensiero è sempre accompagnato da una nota di malinconia. Sarà per i miei conflitti irrisolti col passato o sarà il tempo ad applicare le sue tinte edulcorate, chi può dirlo, sta di fatto però, che c’è della mancanza. Probabilmente, volendo essere onesti, è solo la mancanza verso chi o cosa eravamo all’epoca. Tant’è. Ma qui, ora, parliamo di Fotografia ed in questo ambito è bene, sì, essere onesti. Il primo assioma di euclidiana memoria dei cattivi maestri è il seguente: Tutto (o quasi) è già stato fatto. Vi prego non lasciatevi ingannare da quel ‘quasi’, è un gran farabutto. Dobbiamo, con un po’ di umiltà, ammettere serenamente che siamo influenzati da chi è venuto prima di noi e dai nostri contemporanei. Siamo immersi nella fotografia forse più che nel reale ed è impossibile sfuggire alla contaminazione reciproca. Vi dirò di più, non solo è impossibile, ma è anche vitale venir contaminati costantemente.  Un po’ c