Post ConsensLab '25



Viviamo tempi molto bui e sembra non esserci luce in fondo al tunnel. Proprio in questi giorni sto leggendo il secondo libro dell'autobiografia di Bertrand Russell che va dal 1914 al 1944 e nella prima parte descrive proprio il periodo di detenzione conseguente al suo attivismo come pacifista durante la prima guerra mondiale. Leggo quelle riflessioni, quegli scambi epistolari e mi sembra di stare leggendo dinamiche contemporanee. In tempo di genocidio, in tempo di espansiosmo capitalistico-coloniale, in tempo di crisi climatica con ripercussioni drammatiche ovunque nel mondo, chi ha voglia di fare fotografia, parlare di fotografia e delle dinamiche di potere che la sottendono? Chi ha voglia di parlare di consenso? Sembra quasi assurdo e invece trovo che abbia molto senso. Si perché le dinamiche che si sviluppano in piccolo, nelle piccole relazioni, hanno radici comuni con quelle che si dipanano a livello geopolitico. D’altronde tutto è collegato, la vita biologica su questo pianeta così come i comportamenti fra le persone, nel piccolo come nel dimensionalmente e numericamente importante. Ad ogni buon conto un gruppo di persone che hanno avuto voglia di parlare e agire all’interno della cornice del ConsensLab c’è stato eccome. E perdonatemi se anticipo che è stato un gruppo di persone fantastico e sorprendente! All’interno della cornice della Casbah, che rimane uno spazio accogliente, inclusivo quando non direttamente una famiglia allargata, un gruppo di persone si è incontrato. De visu. Si sono strette mani, ci si è guardati negli occhi, ci si è comunicato vicendevolmente sensazioni, esperienze, storie, vita. Ditemi se già questa cosa non è da considerarsi una preziosa rarità di questi tempi. Il Consens è sempre qualcosa in più di un semplice lab. Certo si apprendono delle cose, certo si condivide molto di se stessi e spesso ne si esce trasformati, ma non è solo questo.

Quello che è possibile osservare nelle dinamiche del ConsensLab è il lavoro attivo di persone, spesso sconosciute fino a poche ore prima, per costruire un ambiente che va oltre la pur importantissima sicurezza. Persone che cercano attivamente, partendo da pochi semplici spunti, il benessere e la tutela dell’altro, anche se semi sconosciuto. Ed è un’attitudine che sembra sorgere spontanea partendo da delle condizioni iniziali, sicuramente favorevoli e studiate, ma comunque semplici. A me questa cosa da speranza.

E credetemi, chi mi conosce bene sa con quanta cautela io utilizzi questa parolaccia di estrazione metafisico-religiosa. Io sono grato ai partecipanti, davvero, non per retorica. L'incontro di questa umanità in questo periodo storico terribile è un seme piantato in un giardino de là da venire. Grazie!


La squadra di relatori di quest'anno. 

Che posso dire che non smascheri i miei occhi a forma di cuore? 

Se i feedback sono stati così toccanti il merito è davvero vostro. Non so bene cosa aggiungere perché è lapalissiano che sia stato un lavoro armonico incredibile. Grazie!


Personalmente mi auguro che i tempi di polarizzazione che stiamo vivendo possano cedere il passo ad un futuro di maggior dialogo, sinergia e mutuo supporto tra le persone. 

Quelle vicine, magari in un’accogliente sala di cotto e parquet nella bassa, e quelle lontane, che viaggiano per altri lidi.


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