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Post ConsensLab '25

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Viviamo tempi molto bui e sembra non esserci luce in fondo al tunnel. Proprio in questi giorni sto leggendo il secondo libro dell'autobiografia di Bertrand Russell che va dal 1914 al 1944 e nella prima parte descrive proprio il periodo di detenzione conseguente al suo attivismo come pacifista durante la prima guerra mondiale. Leggo quelle riflessioni, quegli scambi epistolari e mi sembra di stare leggendo dinamiche contemporanee. In tempo di genocidio, in tempo di espansiosmo capitalistico-coloniale, in tempo di crisi climatica con ripercussioni drammatiche ovunque nel mondo, chi ha voglia di fare fotografia, parlare di fotografia e delle dinamiche di potere che la sottendono? Chi ha voglia di parlare di consenso? Sembra quasi assurdo e invece trovo che abbia molto senso. Si perché le dinamiche che si sviluppano in piccolo, nelle piccole relazioni, hanno radici comuni con quelle che si dipanano a livello geopolitico. D’altronde tutto è collegato, la vita biologica su questo pianeta...

Del ricordo

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Chi mi conosce sa che ripeto da anni: "la fotografia non esiste". Un’altra cosa che ripeto spesso è che la fotografia altro non è che il pallido tentativo di sfuggire all’ansia della morte. Da bambino, prima ancora di aver dato il primo bacio, mi ritrovavo a immaginare come sarebbe stato. Me ne stavo con un walkman ad ascoltare la cassetta duplicata dagli amici, nel piano dei pilotis o nell’androne delle case popolari, sullo stesso cemento liscio dove giocavamo con le biglie, attendendo che gli amici mi raggiungessero. Guardavo la pioggia senza bagnarmi e riflettevo sull’importanza di un primo bacio e su chi ne avrebbe tenuto traccia. Ci sarà il mio ricordo, certo, il suo ricordo, ma non ci sarà una fotografia, ad esempio. E se le sensazioni andassero perse? Come è possibile che un momento così importante vada perso? Il mio, quello dei miei amici, persi per sempre dopo che saranno trascorsi alcuni anni? Ai tempi ipotizzavo l’esistenza un dio delle ‘piccole cose’ che conservas...

Caro Fotografo

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Mi rendo conto che il momento è quello che è, ma quattro chiacchiere tra di noi possiamo ancora farle. Tanto siamo fra pochi intimi. Ti ho osservato sai? Si, si, fin dagli anni ottanta, quando tiravi su la cler la mattina, mettevi a sviluppare i rullini, stampavi, scattavi fototessere, uscivi per andare nella chiesa di fronte per il battesimo, le comunioni o il matrimonio. Nel meriggio consegnavi qualche pacchetto di ventiquattro o trentasei stampe a quelli come me che, ansiosi, arrivavano al tuo bancone, ti davano le quindicimila lire che servivano per entrare in possesso delle stampe e sbirciavano ciò che tu già conoscevi. Così pronunciavi le consuete rassicuranti frasi: “sono venute non preoccuparti e mi raccomando conserva i negativi che sono più importanti delle stampe”. Dall’altra parte del bancone il metro e dieci di bambino se ne andava tutto contento correndo per arrivare presto a casa dove sfogliare bene ogni stampa.  Ti ho visto anche durante i commissionati. Lottavi con...